Quando, il 9 luglio 1959, Fulvio Balisti morì, donò la proprietà ai “suoi ragazzi”, quei giovani, ormai diventati uomini, di cui era stato il Comandante durante la Campagna d’Africa: volle lasciar loro un luogo nel quale potessero incontrarsi, dove potessero rinnovare e tramandare alle generazioni future il ricordo dei loro camerati caduti e degli ideali che li portarono a sacrificare la giovinezza in nome della Patria Italiana. I reduci assecondarono le volontà del Maggiore e nel 1960 decisero di fondare proprio tra quelle mura, un museo raccogliendo, inizialmente pochi timidi cimeli. Oggi il complesso è riccamente strutturato, sia nelle stanze interne che nelle aree esterne.
Ma il vero tesoro che il museo racchiude….. sono gli scritti privati di Fulvio Balisti: un emozionante insieme di appunti, ricordi, poesie e drammi da lui composti, missive ufficiali e intimi carteggi.
Sono le tracce di una vita straordinaria, che ci raccontano di un uomo unico, carismatico, singolare nel suo coraggio e nella sua determinazione, animato dai sentimenti più nobili e dagli ideali più alti.
Gaia Ramazzina, FULVIO BALISTI E I GIOVANI FASCISTI, Ritter edizioni